Giovanni Carmelo Verga

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Giovanni  Verga
Giovanni Verga fu uno scrittore e drammaturgo Italiano, considerato come il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo. Nato presso le vicinanze di Vizzini, in provincia di Catania nel 1840, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, fin da giovane dimostrò la sua innata propensione verso la letteratura e la scrittura.... [Leggi tutto]Giovanni Verga fu uno scrittore e drammaturgo Italiano, considerato come il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo. Nato presso le vicinanze di Vizzini, in provincia di Catania nel 1840, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, fin da giovane dimostrò la sua innata propensione verso la letteratura e la scrittura. Dagli studi adolescenziali che ne segneranno la sua vena patriottica, dalla quale scaturì una delle sue prime grandi opere "Amore e Patria", Verga mirò alla facoltà di Legge a Catania per gli studi universitari. Ben presto la sua indole narrativa prevalse, abbandonando così gli studi di legge e dedicandosi completamente alla letteratura. Da qui ebbero inizio anche i suoi viaggi, prima a Firenze, dove scrisse il romanzo "Una peccatrice". A Firenze ebbe modo di conoscere personalità che influenzano la sua vita e i suoi lavori:lo scrittore Luigi Capuana e il pittore Michele Rapisardi. Verga trascorse vent'anni della sua vita a Milano, la capitale dell'industria Italiana dell'epoca. A Milano iniziò la stesura della racconta di novelle "Vita dei Campi", "Rosso Malpelo", "I Malavoglia" ed altre numerose opere. Afflitto da una grave crisi psicologica dovuta alle preoccupazioni di carattere finanziario e dal fatto che non riusciva a portare avanti come voleva il Ciclo dei Vinti, decise di ritornare in Sicilia. Il ritorno a Catania vide la stesura di "Mastro Don-Gesualdo" e altre opere di età tarda. «Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo.» Nell'ambito delle poetiche del vero la posizione di Verga è quella della necessità di usare la tecnica dell'impersonalità, lasciare cioè che sia "il fatto nudo e schietto" e non le valutazioni dell'autore, il centro della narrazione. Nelle sue opere Verga mette in scena episodi di vita quotidiana Siciliana, scrive storie di Vinti, persone che non riusciranno mai a superare la loro condizioni di povertà, perché nel mondo Verghiano non esiste la Provvidenza Divina, da qui il pessimismo Verghiano abbraccia sia le classi più basse della società sia quelle più privilegiate. Il mondo di cui scrive Verga è il mondo reale, ed è quello l'obbiettivo del suo Verismo e Naturalismo. Da qui anche il bisogno di un linguaggio pure nei dialoghi dei suoi personaggi che si esprimono senza il filtro del narratore colto, onnisciente. Nella narrazione delle opere di Verga è presente un linguaggio povero, semplice, spoglio, intervallato da modi di dire, di imprecazioni popolari, spesso ripetute; è presente una sintassi elementare racchiusa in una struttura dialettale. Dunque troviamo spesso il dialetto siciliano e proverbi che servono a descrivere il contesto culturale e regionale delle sue opere. Giovanni Verga muore a Catania il 27 Gennaio del 1922. Le opere di Verga possiedono caratteri di originalità innovativi che si distaccano dalla tradizione e anche dalle esperienze contemporanee sia italiane che straniere. [Nascondi]
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